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Il santuario della Madonna del Monte a Marta (VT)
Il santuario della Madonna Santissima del Monte, con annesso convento, sorge fin da tempi remoti ed è situato appena fuori l'abitato di Marta (VT) alle pendici di un colle che domina il paese e il lago di Bolsena.
Qui il 14 maggio di ogni anno si svolge una tra le più suggestive e singolari feste del viterbese e del centro Italia: la festa della Madonna Santissima del Monte di Marta, meglio conosciuta come "Barabbata" o "Festa delle Passate".
Non sappiamo l'epoca della costruzione della chiesa e del convento, ma si ha notizia che anticamente il convento era custodito da monaci Benedettini che veneravano devotamente l'immagine della Madonna che ancor oggi si vede. Quando i Benedettini lasciarono il convento del Monte, si presume nel XII secolo, questo cadde in rovina, ma il popolo di Marta tenne viva la devozione all'immagine della Vergine tanto che nel 1460 la chiesa e il convento vennero riedificati.
La chiesa venne ampliata; i Farnese, governatori del paese, ne eressero la facciata e il 14 maggio 1485 venne riconsacrata. Nel 1574, per interessamento della pia duchessa Gerolama Orsini, moglie di Pierluigi Farnese, i frati Minimi di S. Francesco di Paola presero in custodia il complesso conventuale e vi rimasero fino alle soppressioni degli ordini religiosi del periodo napoleonico.
Durante la restaurazione, il convento e la chiesa passarono al Seminario di Montefiascone che li cedette in enfiteusi, nel 1845, a Don Giuseppe e Pietro Fritz; poi pervennero alla famiglia Tarquini. Oggi appartengono alla parrocchia.
La facciata della chiesa, dalle semplici forme romaniche, è stata realizzata in pietra locale della cava di S. Savino ed è sormontata da un piccolo campanile a vela con due campane. Al di sopra di essa non vi è il timpano e in prossimità del margine superiore si notano tre stemmi a bassorilievo recanti il giglio dei Farnese tra le lettere "P" ed "E". Il lato destro della chiesa è attaccato al convento mentre al centro della facciata un rosone, un tempo sicuramente ornato da raggiere e fino ad alcuni lustri or sono, chiuso da un elemento in legno sagomato munito di vetro. Al di sotto di esso una finestra con architrave a tutto sesto.
Nel 1985, in occasione del V centenario della riconsacrazione della chiesa, il rosone e la finestra sono stati arricchiti da due artistiche vetrate offerte dalla categoria dei Casenghi. Le due opere, progettate dalla pittrice svizzera Verena Stöcklin-Deneve, sono state realizzate dalla ditta Vetrate Artistiche Giuliani di Roma ed esprimono il senso della festa che vi si svolge.
Il rosone ha al suo centro il sole, origine del ciclo della vita, rappresentato da una spirale nella quale il seme gettato germoglia, cresce, diviene foglia e spiga da cui nuovi semi tornano a iniziare il ciclo vitale. Nello stesso tempo allude al passo evangelico del seme che morendo porta molto frutto e a Cristo, luce del mondo e pane eucaristico. Nella finestra le mani, in atteggiamento di offerta, per mezzo di Maria offrono a Dio la vita e il lavoro quotidiano rappresentato dall'uva, dalle spighe, dal pesce e dalle ciambelle e nell'offerta sono adombrate le quattro categorie.
Il portale di pietra calcarea di diverse qualità dà l'impressione di essere stato costruito in due riprese. Sugli stipiti è scolpito, a bassorilievo, un lungo tralcio arabescato che fuoriesce da un'anfora posta alla base. Tra le foglie si notano pesci e uccellini. Il tralcio termina con un giglio araldico più simile al giglio fiorentino che a quello Farnese.
L'architrave, che sembra essere di epoca anteriore agli stipiti, reca nel centro due angeli con le ali spiegate che sorreggono l'emblema di S. Bernardino da Siena raffigurante un sole con le lettere "IHS" (Iesus Hominum Salvator, cioè Gesù Salvatore degli uomini). Sopra l'architrave una fascia in pietra reca la scritta "Anno 1485 - Ave Maria - Petrus (Farnesius) fecit hoc opus". Il tutto è completato da un cornicione sporgente variamente modanato che termina con un motivo decorato con ovuli.
Il portale è sovrastato da una lunetta affrescata e rifinita da un arco di pietra che sporge rispetto al profilo della facciata. All'interno della lunetta un affresco deteriorato, ma di buona fattura, raffigura la Madonna con Bambino collocata tra due elementi architettonici ai lati dei quali si trova il giglio Farnese ripetuto anche al centro dell'arco della lunetta.
L'interno della chiesa è a navata unica e rispecchia solo in parte l'epoca a cui risale la costruzione a causa dei rimaneggiamenti fatti sia in passato che nei primi anni '70 del XX secolo.
La chiesa ha il soffitto a capriate. Il pavimento attuale ha sostituito quello originario in cotto. Nella chiesa ci sono tre altari di epoca barocca mentre nella parete di fondo sulla quale appoggia l'altare maggiore, si aprono due porte che immettono nella sacrestia. In alto, in corrispondenza delle porte, si aprono due finestre ad arco che danno su una stanza del convento posta sopra la carestia. Nel muro absidale è possibile scorgere evidenti tracce dell'arco trionfale affrescato posto in posizione eccentrica rispetto all'altare. Questo permette di ipotizzare l'esistenza della chiesa in un'epoca anteriore al 1485 pur con dimensioni ridotte rispetto all'attuale. Infatti nel 1485 la chiesa fu riconsacrata il 14 maggio dopo essere stata ampliata e restaurata. La tipologia degli affreschi che restano sul muro lascia supporre che la primitiva chiesa fosse affrescata per intero come si riscontra in altre piccole cappelle della fine del '300 e degli inizi del '400.
Sulla parete destra un altro resto di affresco, ritrovato dal pittore Rosati, risalente con probabilità ai primi anni del '400: l'affresco raffigura i santi Simeone, che tiene tra le mani un libro, e Rocco che veste abiti da pellegrino e indica con la mano la piaga sulla coscia. Le figure sono racchiuse in un riquadro delimitato da fiori stilizzati e dietro di esse è dipinto un drappo rosso decorato da semplici fiori bianchi a somiglianza di tendaggio. L'altare centrale aveva fino al 1973-'74 la mensa appoggiata alla parete e preceduta da 3 gradini, quella stessa mensa che, secondo la nuova liturgia post-conciliare, è stata spostata in avanti. La parte sopraelevata è formata da 4 colonne, le anteriori di marmo verde, le posteriori di gesso dipinte. Sopra le colonne sono posti quattro capitelli di tipo composito e il tutto sostiene una trabeazione con aggetti rilevati, sagome che si incurvano e si spezzano. Al di sopra due grandi angeli in gesso e stucco dipinto in atteggiamenti di devozione e preghiera.
Al centro la "gloria": tra le nuvole, da cui fuoriescono raggi di luce e cherubini, è collocato il monogramma mariano. In basso due angeli a tutto tondo recano la corona regale e più in basso, all'interno della cornice mistilinea in cui è collocato l'affresco, altre testine di angeli sporgono da ammassi di nuvole. L'immagine della Madonna, di scuola fiorentina e di buona mano, appartiene al tipo della Vergine Eleùsa o della tenerezza ma non si hanno notizie certe riguardanti l'autore e l'epoca a cui risale. Fino al 1985 la sola Madonna con il Bambino era racchiusa in una seicentesca cornice dorata a grandi foglie. In occasione del V centenario, durante i lavori di restauro dell'affresco affidati a Roberto Ercolani, il 5 maggio 1985 sono state ritrovate, sotto diversi strati di ridipinture, le immagini di due santi collocati ai lati della Vergine: S. Giovanni Battista a sinistra, un santo dottore a destra.
Non è stata ancora definita l'attribuzione di tale figura ma, secondo alcuni, poiché il convento è stato retto in tempi passati dai benedettini e poi dagli agostiniani, il santo potrebbe essere S. Benedetto o S. Agostino. Lungo le pareti sono collocati due altari le cui mense sono state eliminate negli anni Sessanta del XX sec. L'altare di destra è intitolato a S. Francesco di Paola, fondatore dei Frati Minimi che hanno retto il Santuario dal 1574 ai primi anni dell'800. La tela raffigura il santo inginocchiato e due angeli; il primo angelo mostra una sfera raggiante con la scritta "CHA-RI-TAS", motto dell'ordine dei Minimi, mentre il secondo reca una corona e dei gigli.
L'altare di sinistra è dedicato ai beati dello stesso ordine Gaspare e Nicolao. La tela, raffigurante i due beati che contemplano la SS.ma Trinità e un angelo che reca dei gigli, è stata trafugata il 16 dicembre 2000. Al suo posto è stata collocata una copia dipinta dalla pittrice Carlotta Caimi.
In fondo alla chiesa, a destra, è posta un'acquasantiera in pietra formata dall'assemblaggio di due diversi elementi, un catino e una base di sostegno. Nei restauri degli anni 1973-'74 sono stati aperti i tre archi nella parete destra che hanno messo in comunicazione la chiesa con degli ambienti del convento in cui sono state ricavate delle cappelle. Alle loro pareti sono appesi alcuni ex voto e i quadri con le riproduzioni delle foto dei militari lasciate durante la II Guerra Mondiale per impetrare la protezione di Maria.
Una porta immette nel chiostro del convento: della disposizione originale della struttura non è rimasto molto perché gli ambienti sono stati rimaneggiati e adibiti a diversi usi. Alcuni elementi del chiostro sono originali come il corridoio che corre parallelamente alla chiesa, che conserva tracce di affreschi, gli archi con le colonne in pietra calcarea sormontate da capitelli tuscanici, il portale in pietra lavorata in fondo al corridoio. Altre parti sono state ricostruite.
Il pozzo del chiostro, dalle semplici linee, è posto lateralmente.
Nel chiostro sono state collocate, durante i lavori del 1973-'74, la lapide e la bocca di fuoco di un cannone americano, offerta come ex-voto dalla popolazione di Marta nel 1945 a ricordo della protezione accordata alla Vergine durante il passaggio del fronte di guerra il 10 giugno 1944, che erano appoggiate contro la parete sinistra del presbiterio all'interno della chiesa.
In fondo al chiostro, accanto alla scala che sale al piano superiore, una lapide ricorda il definitivo atto di cessione del Santuario alla parrocchia da parte della famiglia Tarquini (1996), ultima enfiteuta della chiesa e dei beni annessi.
Nel 2011 in un ambiente annesso al chiostro è stato ricavato un piccolo museo dove vengono conservati, oltre a piccoli cimeli religioso-devozionali, anche i ceri votivi dipinti delle 4 categorie (Casenghi, Bifolchi, Villani, Pescatori) e il grande Cero offerto dai combattenti e reduci della II Guerra Mondiale.
• Scopri la storia di Marta e come è nato il santuario.
Tratto da: "Marta, guida alla scoperta" di Maria Irene Fedeli
Rielaborazione testi a cura di Luca Viviani
"Evviva Maria!
sia lodato il Santissimo Sacramento!
evviva la Madonna Santissima del Monte!
evviva Gesù e Maria!"
(il famoso grido dei partecipanti alla festa della Madonna del Monte - 14 maggio)
Interno del santuario
Marta, festa della Madonna del Monte (14 maggio)
Martani in devozione presso il santuario della Madonna del Monte durante la vigilia della festa del 14 maggio
Chiesa addobbata in occasione della festa del 14 maggio
Lancio del pallone aerostatico presso la chiesa della Madonna del Monte durante la vigilia della festa (13 maggio)
Il cannone americano della II° Guerra Mondiale presente all'interno del santuario
Antichi affreschi sulle pareti del santuario
Vecchie foto di soldati martani della II° Guerra Mondiale
Il maggio, termine con il quale i martani indicano i fiori di ginestra, rappresenta un altro simbolo della festa e viene lanciato, come da tradizione, dalle donne di Marta sui carri (dai balconi o dalle finestre) in segno di ringraziamento verso i propri mariti e uomini.
Con il maggio vengono decorati anche i carri per la Festa delle Passate (Barabbata).
Via Madonna del Monte in festa addobbata con le luci
Cartello posto all'inizio di Marta
La ciambella della Madonna del Monte
Il santuario della Madonna del Monte si trova sulla SP Verentana
Il percorso del corteo durante la Festa della Madonna del Monte
Foto festa Madonna del Monte 1989--Foto festa Madonna del Monte 1995
Foto festa Madonna del Monte 1996--Foto festa Madonna del Monte 1993
Foto festa Madonna del Monte 1991--Foto festa Madonna del Monte 1997
Foto festa Madonna del Monte 1970